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Italia in ritardo sulla formazione continua. La risposta di Fondartigianato

è questa la risposta di Fondartigianato ai vulnus formativi denunciati dall’Istat nell’ultima Adult Education Survey, condotta ogni anno dall’istituto e presentata la scorsa primavera. Scarsa motivazione e difficoltà economiche, soprattutto tra le donne, sono le motivazioni che ostacolano la formazione in Italia. L’Istituto prende in esame i dati raccolti a partire dalle interviste condotte in Italia nel 2022. La stessa ricerca viene svolta uniformemente, in termini di contenuti e modalità, in tutta l’Unione Europea. Una interessante analisi e confronto con la realtà degli altri paesi che chiama in causa la formazione continua. Gli enti preposti, come i Fondi interprofessionali, in questo contesto, svolgono un’importante attività di orientamento, si legge nell’analisi dell’Istituto, anche grazie agli strumenti di individuazione e validazione presenti a livello nazionale e unionale.

L’importanza della profilazione

Per soddisfare i fabbisogni di formazione dei lavoratori, si osserva nella Survey, è fondamentale acquisire informazioni e fornire strumenti per la profilazione che permettano di acquisire consapevolezza e riconoscimento delle competenze possedute. In questa direzione va la “Disciplina dei servizi di individuazione, di validazione e di certificazione delle competenze relativi alle qualificazioni” contenuta nel relativo decreto. In questo ambito i Fondi interprofessionali, come Fondartigianato, svolgono un ruolo di grande importanza, per operare sempre più secondo criteri uniformi e nell’ambito dei quadri di riferimento individuati nella norma. Questa attività di profilazione è un’importante occasione di crescita per colmare le lacune dovute alla scarsa partecipazione a percorsi formativi denunciata nel rapporto.
Venendo ai dati, risulta che nel periodo preso in esame poco più di un terzo (35,7%) degli italiani tra i 25 e i 64 anni ha partecipato a attività di istruzione e formazione. Il nostro tasso di partecipazione è sotto la media europea di quasi 11 punti percentuali. Tra i più giovani la situazione non cambia: circa un individuo su tre (31%), tra 18 e 24 anni, non partecipa ad alcun percorso di istruzione o formazione, contro il 20,2% della media europea. Manca una motivazione forte alla partecipazione: quasi l’80% dei 25-64enni dice di non essere interessato a formarsi, mentre per due intervistati su dieci è il costo a disincentivare la partecipazione (contro il 13,7% della media Ue27). Una spinta in questo senso è proprio la formazione continua offerta ai lavoratori dalle aziende, grazie alle risorse dei fondi interprofessionali, come Fondartigianato. In questo caso, infatti, le aziende non devono sostenere alcun costo aggiuntivo: manifestando la volontà di aderire, la quota mensile dello 0.30% già versata mensilmente per legge, per ogni singolo dipendente, sarà destinata al Fondo. La formazione offerta dalle aziende è un’opportunità soprattutto per la popolazione adulta, più interessata dal gap formativo: come sottolinea l’Istat nel rapporto, infatti, solo l’1,3% degli ultra-trentacinquenni segue un corso.

Quanto incide il titolo di studio sulla formazione

Una scarsa partecipazione all’apprendimento permanente è spesso da collegare a bassi livelli di istruzione, corrispondenti al massimo a un titolo di scuola secondaria di I grado. E anche in questo caso l’Italia si trova in una condizione di forte svantaggio. Se nella media europea un quarto dei 25-64enni con un basso livello di istruzione partecipa comunque ad attività di formazione, in Italia la quota scende a meno di un sesto. Divario che si azzera tra chi invece ha conseguito un elevato livello di istruzione: in questo caso il valore è in linea con la media europea (67% in Italia e 66% in media europea).
Nel rapporto si sottolinea uno stretto legame tra livello di istruzione e partecipazione ad attività formative. Quanto più è avanzato il titolo di studio, tanto più ci si forma. A incidere sulla formazione, si legge nella Survey, è anche il livello di istruzione dei genitori: dice di formarsi solo un intervistato su quattro, nel caso di genitori con basso livello di istruzione, contro il 66,3% di chi ha un genitore con titolo terziario.

L’Invito 1°-2024 per colmare i divari territoriali

Nella Survey si evidenziano divari territoriali tra Nord-est e Sud del Paese tra chi dichiara di aver ricevuto la formazione: oltre 11 punti percentuali, rispettivamente il 39,7% e il 28,3%. Per colmare questo divario il Fondo ha stanziato, nell’Invito 1°-2024, una quota aggiuntiva proprio a supporto di progetti formativi proposti nelle regioni del Sud e nelle Isole. Per conseguire il riequilibrio territoriale e lo sviluppo del Mezzogiorno, in linea con le missioni indicate nel PNRR, 300mila dei 7 milioni di euro dedicati complessivamente alla linea andranno a favore di interventi formativi di queste aree.

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