Nell’ultimo rapporto Inapp, largo spazio alla formazione continua
È intitolato “Lavoro e formazione. Necessario un cambio di paradigma” il titolo scelto per l’edizione di quest’anno dall’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, Inapp, per il suo consueto rapporto annuale.
L’Inapp è un nostro interlocutore su tutto ciò che riguarda l’analisi, il monitoraggio e la valutazione delle politiche del lavoro. Al mondo della formazione continua, come di consueto, l’Istituto dedica un’attenzione particolare.
Un modello misto di formazione
Nel rapporto si sottolinea come la formazione evolva verso un modello misto, che integra i vantaggi della tradizione a quelli offerti dall’e-learning. Per far sì che il connubio funzioni, tuttavia, si sottolinea come sia necessario un forte investimento in competenze digitali. In questo contesto è molto importante il ruolo dei fondi paritetici interprofessionali, come Fondartigianato, primo Fondo Interprofessionale per la Formazione Continua autorizzato dal ministero del Lavoro.
I Fondi paritetici interprofessionali, ponte con il mondo del lavoro
I fondi interprofessionali hanno rivestito un ruolo molto importante negli ultimi anni, segnati dalla crisi pandemica e dalle turbolenze conseguenti allo scoppio del conflitto russo-ucraino del 2022. Ecco perché, si legge, è richiesto “al complesso panorama dei fondi paritetici interprofessionali interventi programmatori e approcci gestionali differenziati rispetto al passato”. I dati sull’attività degli ultimi anni testimoniano come il Fondo abbia colto la sfida. Sono oltre 363mila i lavoratori formati e 150mila le imprese aderenti. Dal 2020 a oggi Fondartigianato ha finanziato oltre 6.600 progetti, per un totale di risorse che sfiorano i 60 milioni di euro (57.564.895). Poco meno di 360mila le ore di formazione, che hanno coinvolto circa 60mila lavoratori (59.741). La classe di età più rappresentativa è quella 40-49 anni (28%); seguono i trentenni (25,5%) e i cinquantenni (23,3%).
L’attenzione dei fondi paritetici verso i temi dell’innovazione e della sostenibilità
Negli ultimi anni, come si testimonia nel rapporto, il Fondo ha orientato l’offerta formativa, e quindi la programmazione delle attività finanziate, verso i temi della transizione ecologica e della sostenibilità ambientale. E ancora: del welfare sui luoghi di lavoro, delle innovazioni di processo e di prodotto. Nel rapporto si ricorda poi il ruolo affidato ai fondi dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per una effettiva implementazione della terza edizione del Fondo Nuove competenze, di recente approvazione. E proprio per dare concreta attuazione alle misure previste da FNC, Fondartigianato ha approvato l’Invito 1-2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 29 gennaio, con un finanziamento iniziale di 2,5 milioni di euro. Una delle due linee previste è proprio dedicata a FNC. I progetti candidati per la “Formazione integrata con il Fondo Nuove Competenze”, si legge nell’Invito, dovranno riguardare uno o più ambiti di innovazione tra quelli previsti dall’Avviso di FNC3. In particolare: sistemi tecnologici e digitali, introduzione e sviluppo dell’intelligenza artificiale, sostenibilità e impatto ambientale, economia circolare, transizione ecologica, efficientamento energetico, welfare aziendale e benessere organizzativo.
La formazione continua per ridurre la forbice tra domanda e offerta di lavoro
La formazione continua, si legge nel rapporto, va incontro alle esigenze del mondo produttivo sotto il profilo qualitativo. Un orientamento “in un’ottica di riduzione del mismatch tra domanda e offerte di competenze per il lavoro, anche a supporto dei processi di transizione digitale e verde” si legge. In questo contesto si inserisce una delle principali criticità del mercato del lavoro, legato al complessivo invecchiamento della popolazione italiana: citando i dati del Labour Force Survey-Eurostat, l’Istituto ricorda che l’età media dei lavoratori italiani nell’ultimo periodo considerato (2022) si attesti attorno a 48 anni rispetto a una media UE di poco sopra i 44 anni. Una popolazione che invecchia porta con sé, come inevitabile conseguenza, una minore capacità di assorbimento delle innovazioni tecnologiche. Diventa quindi necessario definire metodologie formative, supportate anche dall’Intelligenza artificiale, in grado di adattarsi alle caratteristiche del discente.
Aumenta l’interesse verso la formazione continua
Un segnale positivo arriva dai dati sulla partecipazione: nel 2023 l’11,6% della popolazione tra i 25 e i 64 anni ha preso parte ad attività di istruzione e formazione, con una crescita di due punti percentuali rispetto all’anno precedente. È il valore più alto degli ultimi quindici anni per l’Italia, con una dinamica che supera i cinque punti percentuali se ci si riferisce al lungo periodo. Nel ranking europeo, l’Italia è passata dal diciottesimo al quattordicesimo posto, ma resta purtroppo ancora sotto la media UE. Facendo un passo indietro, all’ultima edizione dell’Indagine Inapp INDACO-Adulti, è emerso che nel 2022 il 45,4% della popolazione fra 18 e 64 anni (circa 16 milioni di individui) ha partecipato a percorsi strutturati di apprendimento e attività formative svolte in orari e luoghi definiti, inclusi corsi online in modalità sincrona. Aspetto importante, quest’ultimo, perché prevede l’interazione con il docente.
Una formazione inclusiva
Formazione nelle modalità tradizionali e formazione che sfrutta gli strumenti delle nuove tecnologie: nel rapporto si sottolinea l’evoluzione verso un modello di formazione mista, che richiede un investimento in competenze digitali da parte degli individui. In media ogni individuo frequenta circa 1,8 corsi all’anno, sia che si tratti di corsi obbligatori per legge che di quelli scelti per motivi professionali. Tuttavia, quando si restringe il campo ai corsi frequentati per interesse personale, la media scende a 1,4. In assenza di obblighi lavorativi o normativi - osservano i ricercatori di Inapp- la partecipazione è influenzata da differenti fattori, tra cui la motivazione, il tempo a disposizione, i costi e il livello di consapevolezza dei benefici apportati dalla formazione. A condizionare la partecipazione degli adulti ai percorsi di formazione sono anche le caratteristiche sociodemografiche e alcuni target di popolazione fortemente penalizzati. In particolare, si evidenzia nel rapporto un grande divario tra occupati e non: a malapena due disoccupati su dieci (17,4%) accedono a opportunità formative, contro il 62,8% degli occupati.